Il Neoclassicismo ha un’importanza talvolta sottovalutata.
Il Novecento tutto è attraversato dallo sperimentalismo, dall’avanguardia, con esiti spesso, ed inevitabilmente, distanti dal pubblico; nel Novecento, ma già in pieno Romanticismo, si pensi ad esempio a Liszt, il superamento delle forme classiche è mezzo importante per emancipare la soggettività creatrice dell’artista e dell’interprete; egli è depositario di una sensibilità unica, che non può, per sua natura, trovare un inquadramento canonico, ma deve poter fluire libera, come forza creatrice.
Durante tutto il Novecento ci sono state correnti estetiche desiderose, al contrario, di forme classiche, le uniche che potessero ambire ad un “bello oggettivo”, un’armonia condivisibile che diventava il nuovo obiettivo della musica.
L’oscillazione tra questi due opposti ha talvolta dato origine a forti attriti, ha portato negli anni Venti del Novecento ad una netta opposizione dei Neoclassici, che rifiutavano le tecniche seriali e le sperimentazioni atonali e dodecafoniche. Anche oltre quell’intenso decennio, il Neoclassicismo ha segnato un sentiero ben definito, percorso anche oggi da moltissimi compositori, pur con tecniche compositive, mezzi espressivi e linguaggi musicali talvolta lontani dal Neoclassicismo propriamente detto.
Il Neoclassicismo dunque mette al centro la riproposizione, in chiave aggiornata, di forme o sensibilità classiche.
Al centro di quest’estetica stanno alcuni punti importanti (passo tratto da Wikipedia italiana): “il recupero della tradizione e del rapporto col pubblico; il superamento delle ingerenze extra-musicali per un ritorno a una forma più pura, autonoma, in cui la musica abbandoni le sue velleità filosofiche o morali per tornare alla sua dimensione autosufficiente e indipendente rispetto ad altre arti o conoscenze, a farsi "gioco", "intuizione", "stile" o Art pour l'Art; un'esigenza di razionalità, oggettività, rigore espressivo, equilibrio della forma, tutte cose che la musica romantica aveva superato nella sua poetica fortemente soggettivizzante, nonché aperta a contaminazioni provenienti da altri campi artistici come la letteratura o la pittura”.
Come detto, il Neoclassicismo raggiunge piena affermazione negli anni Venti del Novecento, ma ha illustri precursori ottocenteschi, e seguaci contemporanei.
Con questo concerto “Classico e Neoclassico” intendiamo proporre i modelli originari cui il neoclassicismo si riferisce, la sensibilità cui vuol ritornare, ovvero il Rinascimento, periodo d’oro della musica vocale, con madrigali, laude, canzonette. La seconda parte del concerto sarà dedicata a composizioni nate e concepite con le intenzioni e nel periodo Neocalssico; esploreremo infine brani contemporanei che si rifanno all’estetica neoclassica.
Abbiamo scelto di condurre questo percorso musicale con due criteri principali: l’Italiano, come lingua e come riferimento culturale dei compositori, e l’attenzione a temi poetico-esistenziali o spirituali.
Italiano: per accrescere la profondità cui può giungere il messaggio musicale, per moltiplicare il coinvolgimento dello spettatore. Basti pensare al mondo protestante in cui la musica d’arte, anche in campo sacro, ha dato esiti altissimi ed ha ottenuto grande impatto e profonda comunicativa, grazie anche all’utilizzo della “lingua madre”, senza il filtro della lingua straniera, qual è il Latino; filtro linguistico che invece avvolge tradizionalmente il mondo cattolico. Si è resa necessaria qualche ricerca per individuare infine brani sacri rinascimentali in Italiano; si tratta per lo più di laude provenienti dall’Oratorio di San Filippo Neri. I compositori sono tutti italiani o hanno avuto interessi, incarichi, formazione culturale del tutto italiani.
Le tematiche scelte sono quelle in cui il Classico ed il Neoclassico posso esprimere più diffusamente le loro caratteristiche e sono anche le tematiche più vicine alle nostre sensibilità.
Abbiamo infine scelto una varietà di forme. Accosteremo ad alcuni madrigali, brani dalle forme considerate più “alte”, brani di estrazione più “borghese” come le laude o le canzonette, insieme con altri di ispirazione popolare, per avere una panoramica ad ampio spettro delle potenzialità delle forme “classiche”.