Responsori e De Victoria - Pagina 5 - Associazione Sicut Lilium

Responsori delle tenebre

La Settimana Santa nella contro-riforma

 

La Liturgia della Chiesa Cattolica d’Occidente, formatasi nel corso della sua storia millenaria in un lento ed elaborato processo, è suddivisa in due grandi ambiti: il primo è quello della Liturgia Eucaristica, la Messa; il secondo ambito è la Liturgia delle Ore, anche detto Ufficio Divino, costituito dall’insieme delle preghiere previste per i vari momenti della giornata, le Ore, raccolte nel Breviario Romano.

Uno di questi momenti era l’Ora del Mattutino: si recitava subito dopo la mezzanotte per celebrare l’ora in cui nacque il Cristo; era suddiviso in tre Notturni, ciascuno composto da tre Salmi, tre Lezioni (letture tratte dalla Bibbia o da scritti dei Padri della Chiesa) e tre Responsori, ove il numero tre è chiaramente simbolo delle tre persone della S.S. Trinità.

L’Ufficio delle Tenebre (Officium Tenebrarum) era il solenne Mattutino previsto per il Triduo Sacro (Giovedì, Venerdì e Sabato Santo). La celebrazione veniva detta «delle Tenebre», data l’ora di recitazione, ma anche in relazione alle Tenebre che scesero sulla terra alla morte di Cristo, ed in riferimento all’oscurità della morte, rievocando così l’immagine della Chiesa che brancola nel buio senza il suo Dio. La chiesa, spoglia e disadorna, comunicava un profondo senso di mestizia.

joomplu:33I Responsori, cantati dopo la lettura, riprendevano il testo delle letture rielaborandolo in forma libera e lirica. E’ il momento più intenso dell’orazione: l’elemento poetico e musicale si fondono, conducendo il fedele a far proprio il testo, a viverlo e meditarlo. I versetti (V) sono brevi, semplici ed efficaci, e la repetenda (R)che segue facilita la memorizzazione della formula.

Durante l’Ufficio delle Tenebre la Chiesa era avvolta dalla penombra. A sinistra dell’altare stava un candelabro a forma di triangolo, con 15 candele, 7 per lato e una al vertice, che rappresentavano gli 11 apostoli fedeli, le tre Marie e Gesù (la candela al centro, più alta). Per ogni salmo cantato si spegneva una candela, l’ultima non veniva spenta ma nascosta dietro l’altare a simboleggiare la sepoltura di Nostro Signore, che non estingue la speranza. Si spegnevano i lumi piangendo la morte della vera Luce.

Al termine della cerimonia il Liber Usualis (testo di canto gregoriano in uso prima del Concilio Vaticano II) prescriveva: «Ci sia un poco di fragore e strepito» (Sit fragor et strepitus aliquantulum): tutti i presenti procuravano rumore battendo le mani o il breviario sui banchi, oppure utilizzando tradizionali strumenti in legno, a rievocare il fragore che scosse la terra quando Nostro Signore spirò. Dopodiché, nel silenzio, la candela rimasta accesa e nascosta dietro l’altare, veniva ricollocata sul candelabro e tutti si allontanavano.

Questa liturgia è a tutt’oggi celebrata in molte zone d’Italia, talvolta con alcune varianti nelle letture, nei salmi o negli arredi sacri (candelabri di sole 13 candele o con ceri posti sull’altare).

 

joomplu:35Tomás Luis de Victoria (1548-1611) fu il massimo compositore della Contro-Riforma in Spagna, compose esclusivamente musica sacra.

I suoi Responsori ci appaiono con la stessa intensità dei quadri del coevo Caravaggio e comunicano il dramma della passione e del tradimento con accenti vivi e reali; De Victoria vi esprime il tema del dolore in modo sublime, con piena partecipazione drammatica e l’espressività musicale viene chiaramente modulata in ragione dell’espressività del testo. L’ “Ufficio della Settimana Santa”, pubblicato a Roma nel 1585, è una delle sue composizione più ispirate, pur seguendo strettamente la pratica liturgica, per quel che riguarda la forma.

Per un compositore tardo rinascimentale come De Victoria, che pur non compose mai un Madrigale, la varietà della storia e la ricchezza dei dettagli narrativi dei Responsori offrono numerose opportunità di affrescare variamente le parole, così come di descrivere stati d’animo che variano dal tragico al contemplativo. Con grande efficacia De Victoria musica passaggi testuali intensi, ma sa altresì scrivere musica di grande ispirazione là dove il testo non fornisce facili appigli.

La forza dei responsori di De Victoria sta nell’equilibrio tra il testo e la musica; egli riesce così a magnificare il testo con un sapiente bilanciamento di armonia e frammenti melodici.

Questo linguaggio musicale, rispettoso del testo, inusuale prima del tardo Cinquecento, andò nuovamente perdendosi progressivamente nel Barocco ed è nuovamente divenuto un obiettivo per i compositori contemporanei.

Se l’idea di uno stile sobrio si è dimostrata attraente per molti compositori, esprimersi chiaramente richiede, anche in musica, completa lucidità su quanto si vuole comunicare.

De Victoria resta in questo un modello.

 

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