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Sabato 18 novembre 2017
ore 21:00
Cuneo, Chiesa del Sacro Cuore
Coro Sicut Lilium
Ensemble del Gigllio
Quartetto strumentale
Livio Cavallo, direttore
Concerto incentrato sull'oratorio in Italiano "Qoèlet" di Andrea Baudino, per Soli, Ensemble vocale, Coro e quartetto strumentale (violino, violoncello, clarinetto, vibrafono).
In apertura, omaggio a Claudio Monteverdi nei 450 anni dalla nascita.
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Coro Sicut Lilium
Ensemble del Gigllio
Quartetto strumentale: violino (Fabrizio Dutto), violoncello (Martino Olivero), clarinetto (Luca Cerelli), vibrafono (Nicola Campanella)
Soli: soprano (Sveva Martin), tenore (Phillip Peterson), basso (Silvestro Roatta)
Livio Cavallo, direttore
“Vanità delle vanità, tutto e vanità”, “Niente di nuovo sotto il sole”, “Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto”, “Ho proclamato più felici i morti”, sono alcune delle severe considerazioni del Qoèlet (nome proprio che significa «colui che raduna l’assemblea»), tratte dall’omonimo libro biblico (detto anche «Ecclesiaste»).
L’apparente insensatezza del mondo, la mancanza di un sicuro “risarcimento” per l’impegno del giusto e del saggio, né materiale né economico, né di memoria presso le generazioni future, sono i temi che turbano l’animo dell’autore biblico; un disagio esistenziale che risulta anche oggi quanto mai attuale.
Il Qoèlet mostra di volersi affidare alla tradizione, al suo credo di buon Ebreo osservante, per trovare un conforto a questa estenuante ricerca.
Il tempo in cui si muove Qoèlet è però del tutto diverso dal mondo contemporaneo.
Il fluire del tempo antico pare a noi lontano, portati come siamo a immaginare una direzione cartesiana negli eventi, una partenza ed un arrivo, una direzione lungo la quale scorre il tempo, il senso della nostra vita. Il tempo antico è piuttosto un continuo rigenerarsi, in cui ogni istante è conclusione del passato ed origine di ciò che deve avvenire, l’Alfa e l’Omega; una continua rinascita dal cui sviluppo scaturisce il tempo che ci è concesso di vivere, una circolarità ed un equilibrio che suggeriscono immediati rimandi al mondo orientale.
L’invito degli ultimi capitoli del Qoèlet a cercare «il risarcimento», diremmo «la felicità», nel tempo attuale, nella bellezza che ogni tempo può offrirci, non è dunque un ripiegare su quelle che oggi diremmo «le piccole cose», ma è una ricerca di verità, per conquistare la gioia nell’eternità del presente, che continuamente si rigenera (Alfa) dalle ceneri del passato (Omega).
Una circolarità che si ritrova nelle linee melodiche disegnate da Andrea Baudino, che sempre sembrano tornare ove erano iniziate, pur con cangianti interruzioni ritmiche o armoniche, drammatiche disperazioni, esausti sconforti e soffi di speranza che percorrono tutto l’Oratorio.
Altri due aspetti centrali del nostro Qoèlet sono la relazione e la ricerca personale: «Avvicinarsi per ascoltare vale più del sacrificio offerto dagli stolti» dice il Qoèlet, e poi, con S. Marco, «Non temere, soltanto abbi fede»; un invito a «cercare Dio nel profondo del nostro cuore» piuttosto che in un tempio o su un altare.
L’antica dottrina biblica del risarcimento evolverà nei secoli, anche profondamente, fino a rivolgersi ad un altrove, un aldilà trascendenti; prima di una tale profonda evoluzione, Sant’Agostino ci proporrà pensieri chiarificatori, frutto della riflessione sui «sensi», sulla «ragione» e sulla «virtù»; riflessioni vicine, familiari: «Ama e fa’ ciò che vuoi», ed ancora «Il godimento è appunto quasi la legge di gravitazione dell’anima».
Dio è ancora nel cuore dell’uomo, come per S. Marco («non temere, soltanto abbi fede»), ma ancor più nella sua ricerca, nella sua relazione con il mondo: «In questo consiste la nostra vita: esercitarci col desiderio.».
Della musica di Baudino, che sa far tesoro delle avanguardie novecentesche ed utilizza tecniche compositive antiche e classiche, null’altro diremo, per lasciarne un ascolto puro allo spettatore.